In Germania è già stato messo in commercio il nuovo gelato al gusto di grillo, mischiato a miele, panna ed estratto di vaniglia; in Messico, Thailandia e Brasile si mangiano da sempre le chapulines, i jing leed e le Ica.
Ossia le cavallette tostate messicane, i grilli fritti tailandesi e le formiche regina ricoperte di cioccolato.
Ciò che in una parte del mondo può sembrar strano, nell’altra è tradizione consolidata. Perché per l’uomo non è in realtà una novità nutrirsi di insetti: mondo orientale a parte, già Greci e Romani attestavano la loro entomofagia (termine tecnico per chi si nutre appunto di insetti).
E non per sola necessità.
“Generalmente, con 10 kg di mangime si produce 1 kg di carne animale, ma ben 9 kg di carne d’insetto” dice Giulia Tacchini, fondatrice, insieme a Giulia Maffei, di Entonote, associazione nata per sensibilizzare sul tema e per promuovere l’alimentazione di insetti.
Oggi problemi demografici e cambiamenti climatici ci hanno portati al mondo invertebrato, che ci consentirebbe di sfamare 8 miliardi di persone senza sovrasfruttare terre e animali.
Notevole anche l’impatto idrico sulla filiera dell’allevamento: “Per produrre 1 kg di carne servono 15.000 litri d’acqua; per lo stesso quantitativo di insetti, ne basta 1 litro. Ovviamente, i valori nutrizionali degli insetti rimangono molto alti”.
A ciò, si aggiunge una sorta di ‘ottimizzazione’ proteica invertebrata dovuta dall’indice di conversione di biomassa, che indica l’efficienza con la quale un animale converte il cibo che assume in nutrimento per l’uomo.
Per gli insetti questo numero è alto, grazie la loro natura a ‘sangue freddo’ che consente loro di bruciare meno energia, mentre per il bestiame è molto basso. Un esempio pratico: con 45 kg di mangime si producono 4,5 kg di carne di manzo e 20 kg di carne di grillo.
“Il motivo per il quale l’uomo occidentale ha smesso di mangiare insetti – continua Tacchini – si può ritrovare nell’interessante libro di Marvin Harris, Buono da mangiare – L’evoluzione e l’adattamento al territorio hanno portato all’allevamento di animali di grossa taglia, più comodo rispetto alla raccolta di piccoli invertebrati. Oggi invece è possibile allevare gli insetti: è più sano, più sicuro a livello alimentare e meno rischioso per gli ecosistemi. A dir la verità, già il cibo normalmente prodotto basterebbe a soddisfare il fabbisogno di tutti, se vi fosse però un’equa redistribuzione. L’altra soluzione è integrare, che non significa sostituire, nelle nostre diete ingredienti entomofagi”.
Se a livello di alimentazione gli insetti non hanno alcuna controindicazione, salvo per le persone allergiche ai crostacei, i problemi della ‘nutrizione invertebrata’ sembrano essere solo culturali e normativi. L’entomofagia, ossia il consumo di insetti da parte dell’uomo, tuttavia è già avviata. E tra farine, patatine, cereali e ricette di grandi Chef, potrebbe anche diventare di tendenza. Come il gelato tedesco.
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