Equipaggio pronto. Navigazione incerta. Questa metafora riassume in 4 parole i risultati della ricerca 2023 “La Cultura della sostenibilità in Italia”, su un campione di 1.600 persone tra i 18 e i 65 anni. L’indagine conferma la percezione di fiducia nella trasformazione sostenibile. Le cittadine e i cittadini sembrano pronti e motivati ad impegnarsi nella sostenibilità, mentre sono più critici verso le istituzioni e le organizzazioni.
Emerge però una visione parziale della sostenibilità. La quasi totalità del campione ne ha “sentito parlare” ma poco più della metà conosce l’Agenda 2030 e solo uno su quattro gli ESG.
Nelle percezioni spontanee, la sostenibilità è associata esclusivamente alla dimensione ambientale e ruota attorno al riciclo e all’energia. Ci troviamo davanti ad un inquietante vuoto informativo da colmare: la sostenibilità sociale emerge solo se stimolata e la forte presenza del “non so” nelle risposte mostra una difficoltà a percepire questa dimensione della sostenibilità. Un paradosso, perché la maggior parte degli obiettivi indicati dall’Agenda 2030 fanno riferimento proprio a questa area. Il coinvolgimento, in parallelo con la conoscenza, è più alto negli obiettivi della sostenibilità ambientale mentre le persone si auto percepiscono meno coinvolte negli obiettivi sociali e attribuiscono giudizi meno positivi su questi aspetti a organizzazioni ed istituzioni.
Nella sfera personale resta molto alto il coinvolgimento rispetto all’obiettivo 12: il campione sembra dare priorità al consumo responsabile e allo smaltimento dei rifiuti, provando a riorganizzare in questa ottica la propria vita. Il giudizio sulle Istituzioni si mantiene stabile, rispetto al 2022, grazie all’ “effetto Meloni” che veicola una importante positività: la presenza di una leader donna è considerata un passo importante verso le pari opportunità. Peggiorano invece i giudizi sull’occupazione giovanile e sulla sostenibilità ambientale.
Interessante la percezione delle pari opportunità di carriera nei luoghi di lavoro: più positivo e in leggero miglioramento il giudizio sulle organizzazioni, che il 56% considera impegnate o focalizzate. È invece più basso il coinvolgimento professionale: il 33% delle lavoratrici e dei lavoratori dichiara di non trovare tempo per impegnarsi in prima persona e delega ad altri, mentre il 18% si dichiara indifferente. In generale, il 58% delle risposte valuta positivamente il coinvolgimento delle organizzazioni, anche se si registra un leggero peggioramento. Pesa soprattutto il giudizio negativo attribuito al work life balance: il 36% delle lavoratrici e dei lavoratori le giudica indifferenti, e il giudizio peggiora nella fascia di età 30-41 che probabilmente si trova ad affrontare una vita familiare complessa. Rispetto alla governance, positivo il giudizio sulle organizzazioni rispetto all’innovazione tecnologica. Meno positiva e in peggioramento la valutazione sugli investimenti, che per il 25% del campione vengono delegati invece alle Istituzioni. Come nel 2022 emerge una polarizzazione generazionale: under 40 più negativi verso over 50 più fiduciosi.
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