Insetti nel piatto, ne parliamo tanto, e ormai da tempo. L'idea che gli insetti possano rappresentare una fonte alimentare alternativa viene infatti rilanciata da più parti, come possibile strategia per far fronte alle sfide alimentari e ambientali che abbiamo davanti. Scarafaggi, formiche, vespe, grilli e tarme della farina rispetto agli allevamenti di carne tradizionali consumano meno suolo, richiedono meno acqua, e producono meno emissioni a parità di peso. Dalla loro hanno anche vantaggi alimentari e nutrizionali, ricorda la Fao: hanno un elevatissimo indice di conversione alimentare (ovvero sono molto efficienti nel trasformare in massa quello che mangiano) e sono in gran parte edibili (dell'insetto si mangia quasi tutto spesso).
Eppure, lo sappiamo, la strada per cambiare le abitudini alimentari non è semplice, o avremmo già intrapreso la strada verso diete plant based, con benefici per la salute e il pianeta, mentre vegani e vegetariani in Italia si stima che siano meno del 7%. Questione di gusto, sì, ma ancor prima di accettazione.
Questa settimana alcuni esperti sulle pagine di Science, fanno appelli pro-insetti a tavola che si mescolano anche a oneste valutazioni di quelli che sono ancora i limiti nel campo.
Per l'alimentazione umana uno dei limiti principali è rappresentato proprio dall'accettabilità. Arup Kumar Hazarika e Unmilan Kalita, nel loro articolo dedicato alla sicurezza alimentare sulla rivista, ricordano per esempio come per far funzionare gli insetti a tavola sia necessario proporli come appetibili – e magari anche costosi – stimolando il pubblico a superare la sensazione di disgusto, o ancora diffonderne la cultura attraverso libri di cucina e sottolineandone la similitudine con i crostacei.
Impiegare gli insetti in ambito alimentare però in senso più ampio indica anche la possibilità di utilizzarli anche come cibo per gli allevamenti, in alternativa, o meglio in aggiunta, alla farina di pesce e alla soia, scrivonoArnold van Huis e Laura Gasco. “I prodotti a base di insetti sono ricchi di proteine animali, forniscono un buon apporto di amminoacidi essenziali, hanno più proteine delle farine vegetali classiche, possono stimolare il sistema immunitario, per esempio attraverso la chitina (tra i principali componenti dell'esoscheletro degli insetti, nda), modulano la flora batterica – ricorda a Wired Gasco, ordinario di scienze agrarie, forestali e alimentari presso l'Università di Torino – tutto questo e alcuni studi mostrano che effettivamente possono mettere gli animali in una condizione favorevole”.
Il limite più grande non riguarderebbe dunque la possibilità di sostituire le proteine vegetali con quelle animali: il problema principale rimane il costo elevato, legato anche a una produzione limitata.
Qui l'articolo completo https://www.wired.it/article/insetti-commestibili-gusto-benefici-limiti/
Qui gli articoli di Science https://www.science.org/doi/10.1126/science.adc9165
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