La farina di grilli è “un vero rischio per la nostra cultura, per l’alimentazione, il sistema produttivo e per la nostra civiltà”. Usando anche queste motivazioni, il ministro dell'agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida ha annunciato a marzo scorso la firma di quattro decreti relativi all’etichettatura di prodotti contenenti farine di insetti, con l'obiettivo di serrare i controlli su queste tipologie alimentari.
A fine gennaio l'Unione europea ha autorizzato ufficialmente l'adozione sulle tavole continentali del grillo domestico in polvere, che segue quelle dell'anno precedente circa le tarme della farina essiccata e la locusta migratoria. Perché? Sempre a causa del riscaldamento globale: bisogna abbattere anidride carbonica, e basti pensare che in Italia il 90% circa delle emissioni di CO2 derivate dall’alimentazione riguardano la produzione di carne, uova e latticini. È tempo di avviare una transizione anche in campo alimentare. E così nel Paese della fiorentina e della burrata sta nascendo un mercato per i produttori di alimenti derivati da insetti edibili. Pare infatti che secondo un'indagine recente dell'Università di Bergamo un italiano su tre sia pronto a comprare cibo a base di insetti.
Il ministro ha spiegato che “quello che i decreti prevedono è un'etichetta con provenienza del prodotto, i rischi connessi al consumo e il quantitativo di farine di insetti presente, ma abbiamo anche previsto scaffali appositi dove possono essere esposti all'interno dei negozi, chi vorrà scegliere grilli, larve e locuste possa indirizzarsi lì e chi non vorrà farlo, come immagino la maggior parte degli italiani, potrà tenersi lontano”. Lollobrigida ha aggiunto che “i cittadini devono sapere quello che mangiano, per questo prevediamo la certificazione in modo che chi vorrà consumare grilli potrà farlo ma chi non vorrà consumarli, potrà fare altrettanto”.
I decreti annunciati dal governo sono stati poi notificati alla Commissione europea che dovrà dare una risposta circa la loro corretta applicazione. Intanto l'allarme è cresciuto tra i produttori. Francesco Majno, co-fondatore di di Small Giants, uno dei principali operatori del settore in Italia, teme che l'annuncio del governo possa creare confusione. Allo stesso modo la pensa Lorenzo Pezzato, ad di Fucibo: “Sono dichiarazioni basate su opinioni politiche, più che scientifiche. Le farine di insetti (e tutti gli altri novel foods) sono sottoposte a severe verifiche da parte dell'Efsa e una volta autorizzate diventano un ingrediente come qualsiasi altro”. E qualsiasi ingrediente deve essere descritto nell'etichetta per legge: lo impone l'articolo 8 della legge 283 del 1962. “La legge già prevede l’obbligo di etichettatura relativa a tutti gli ingredienti presenti all’interno dei prodotti alimentari, comprese le farine di insetti - spiega Majno -. L'utilizzo di queste ultime, come per esempio la farina di grillo (Acheta domesticus), è per noi un vanto poiché si tratta di un ingrediente dagli incredibili valori nutrizionali e, al contempo, dal bassissimo impatto ambientale”. Stessa posizione di Fucibo: “In tutti i nostri prodotti, la dicitura ‘Con farina di insetti’ è peraltro già presente e ben evidente sul fronte dei pack: è quello che ci differenzia e ci caratterizza, perché dovremmo nasconderlo?”.
Infatti l'autorizzazione al commercio di queste farine è già in stato avanzato: nel giugno 2021 la larva della farina è stata riconosciuta come alimento dalla Commissione europea, nel dicembre dello stesso anno è toccato alla locusta migratoria e da febbraio 2022 all'Acheta domesticus, il grillo domestico. Dal gennaio 2023, questo vale anche per la farina di grillo parzialmente sgrassata con cui si possono produrre cracker, grissini, biscotti, barrette, pasta o pizzette.
“La farina di grillo, o meglio polvere, viene processata così come vengono processati, fortunatamente, moltissimi prodotti destinati al mercato alimentare per motivi di salute, sicurezza, conservazione”, spiega Giulia Tacchini, divulgatrice esperta sul tema degli insetti edibili. Insieme a Giulia Maffei ha fondato Entonote, associazione culturale che si occupa di comunicare e divulgare i temi legati a cibo e scienza, in particolare sugli insetti commestibili. “Se quindi con l’utilizzo della parola ‘iperprocessata’ e 'iperlavorata' si vuole sottolineare come tutti i prodotti alimentari prima di essere immessi nel mercato vengano sottoposti a rigidi controlli e resi sicuri per il consumatore, qual è il problema se anche questo alimento viene ‘processato’ come anche una banale farina di grano o un banale zucchero?”.
Qui l'articolo completo https://www.wired.it/article/insetti-cibo-italia-lollobrigida-startup/
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